Draghi al Meeting: "Evaporata l'illusione di un'Europa che conta"

"Per anni l'Unione Europea ha creduto che la dimensione economica, con 450 milioni di consumatori, portasse con sé potere geopolitico e nelle relazioni commerciali internazionali. Quest'anno sarà ricordato come l'anno, in cui questa illusione è evaporata”. A dirlo Mario Draghi nel suo intervento al Meeting di Rimini.
L’ex premier ricorda: “Abbiamo dovuto rassegnarci ai dazi imposti dal nostro più grande partner commerciale e alleato di antica data, gli Stati Uniti. Siamo stati spinti dallo stesso alleato ad aumentare la spesa militare, una decisione che forse avremmo comunque dovuto prendere – ma in forme e modi che probabilmente non riflettono l'interesse dell'Europa”.
Draghi sottolinea come la Cina non consideri la Ue un partner alla pari: “La Cina ha chiarito che non considera l'Europa come un partner alla pari e usa il suo controllo nel campo delle terre rare per rendere la nostra dipendenza sempre più vincolante”.
A mostrare la perdita di influenza dell’Europa, secondo Draghi, anche l’essere “stata spettatrice quando i siti nucleari iraniani venivano bombardati e il massacro di Gaza si intensificava". Nei confronti dell'Europa, prosegue, c'è un certo scetticismo che ha raggiunto "nuovi picchi", non "nei confronti dei valori su cui l'Unione europea era stata fondata. Democrazia, pace, libertà, indipendenza, sovranità prosperità, equità, dovuto", ma sulla capacità dell'Ue "di difendere questi valori".
Secondo l’ex presidente del Consiglio e della Bce, "per affrontare le sfide di oggi l'Unione Europea deve trasformarsi da spettatore o al più comprimario in attore protagonista. Deve mutare anche la sua organizzazione politica che è inseparabile dalla sua capacità di raggiungere i suoi obiettivi economici e strategici". Ed evidenzia che "il prendere atto che la forza economica è condizione necessaria ma non sufficiente per avere forza geopolitica, potrà finalmente avviare una riflessione politica sul futuro dell'Unione".
A giudizio dell'economista, "le riforme in campo economico restano condizione necessaria in questo percorso di consapevolezza. Dopo quasi ottant'anni dalla fine della seconda guerra mondiale, la difesa collettiva della democrazia è data per scontata da generazioni che non hanno il ricordo di quel tempo. La loro convinta adesione alla costruzione politica europea - argomenta ancora Draghi - dipende anche, in misura importante, dalla sua capacità di offrire ai cittadini prospettive per il futuro quindi anche dalla crescita economica che in Europa è stata negli ultimi trent'anni ben più bassa che nel resto del mondo”.
L’ex premier prosegue nel suo discorso: "Soltanto forme di debito comune possono sostenere progetti europei di grande ampiezza che sforzi nazionali frammentati insufficienti non riuscirebbero mai ad attuare. Questo vale: per la difesa, soprattutto per ciò che riguarda la ricerca e lo sviluppo; per l'energia, per gli investimenti necessari nelle reti e nell'infrastruttura europea; per le tecnologie dirompenti, un'area in cui i rischi sono molto alti ma i potenziali successi sono fondamentali nel trasformare le nostre economie". E ricorda il suo discorso di qualche anno fa sempre a Rimini su "debito buono e debito cattivo" e sottolinea che oggi "in alcuni settori il debito buono non è più possibile a livello nazionale poiché gli investimenti fatti in isolamento non possono raggiungere la dimensione necessaria per aumentare la produttività e giustificare il debito".
I governi europei, spiega Draghi,"in breve, devono ritrovare unità di azione, e non dovranno farlo quando le circostanze saranno divenute insostenibili, ma ora quando abbiamo ancora il potere di disegnare il nostro futuro". E aggiunge, rivolgendosi alla platea di Rimini: "Possiamo cambiare la traiettoria del nostro continente. Trasformate il vostro scetticismo in azione, fate sentire la vostra voce: l'Unione europea è soprattutto un meccanismo per raggiungere gli obiettivi condivisi dai suoi cittadini. È la nostra migliore opportunità per un futuro di pace, sicurezza, indipendenza: è una democrazia e siamo noi, voi, i suoi cittadini, gli europei che decidono le sue priorità".
La Repubblica